Valutazione di Fattibilità

Nel mese di febbraio 2002, la Galvanotecnica S.p.A. con sede a Spilimbergo (PN), ha preso contatto con la Tecam, chiedendo di valutare la possibilità di trasformare l'impianto di depurazione esistente, di tipo chimico - fisico, in uno a scarico "zero".

L'esigenza nasceva dal fatto che il torrente "Cosa", nel quale era inviato l'effluente dallo stabilimento, si stava progressivamente impoverendo d'acqua, con il rischio ormai manifestato da parte dalle autorità di dover classificare lo scarico non più in acque superficiali, ma sul suolo. Pertanto i nuovi limiti da rispettare non erano più quelli riportati nella tab.3 dell'all.5 del D.Lgs. N. 152/1999 ma quelli della tab.4 dell'all.5 ed al punto 2.1 dell'all.5.

Con un primo sopralluogo effettuato sul posto, si prendeva visione che presso l'azienda erano funzionanti tre linee di cromatura statica, ognuna con la seguente capacità produttiva:

A) LINEA CARRI

  • Superficie trattata: 5.000 dm2/h circa per 24 ore al giorno
  • Sedie prodotte giornalmente: massimo 4.200 circa

B) LINEA UDILYTE 1

  • Superficie trattata: 4.260 dm2/h circa, con funzionamento discontinuo
  • Sedie prodotte giornalmente: massimo 3.500 circa

C) LINEA UDILYTE 2

  • Superficie trattata: 4.260 dm2/h circa, con funzionamento discontinuo
  • Sedie prodotte giornalmente: massimo 3.500 circa

L'impianto di depurazione esistente, trattava una portata massima di circa 20 m3/h, per 24 ore al giorno, ed erano previste le classiche fasi di trattamento:

  • Riduzione del cromo esavalente
  • Neutralizzazione
  • Flocculazione
  • Decantazione
  • Filtrazione su sabbia del chiarificato
  • Correzione finale del pH
  • Filtrazione su carbone
  • Filtrazione del fango con filtropressa

Nella successiva figura 1 è riportato lo schema delle tre linee di galvanica esistenti.

 

Figura 1

Per entrambe le linee "Udilyte", alquanto datate, è emersa subito l'impossibilità di apportare delle modifiche al ciclo, per ottenere il riciclo totale degli scarichi. Per la linea "Carri", invece, la cosa era fattibile, perché:

  • esistevano già vasche multiple di lavaggio dopo alcuni trattamenti;
  • altre vasche di lavaggio erano recuperabili eliminando il trattamento finale di verniciatura;
  • era possibile modificare i tempi di ciclo, senza per questo compromettere la produttività della linea.

Assieme al personale tecnico del Cliente quindi, si sono concordate le eventuali modifiche da apportare alla linea e si è presa contemporaneamente visione delle caratteristiche dei prodotti impiegati, soprattutto nella fase di preparazione.

Si è inoltre tenuto conto di alcune richieste fatte dai tecnici responsabili della produzione, riguardanti soprattutto le caratteristiche richieste (portata e composizione) dell'acqua da riciclare in alcune posizioni di lavaggio, al fine di evitare problemi di passivazione e di macchie sul prodotto finale.

Dopo questa fase preliminare di verifica della fattibilità, si è concordato con il titolare dell'azienda di procedere alla stesura di un'offerta finale per l'impianto di trattamento a scarico "zero". Naturalmente si decideva di eliminare le due linee "Udilyte" e di eseguire temporaneamente la cromatura presso terzi.

L'obiettivo futuro dell'azienda, infatti, è quello di realizzare da una nuova linea di cromatura, in sostituzione dell'esistente, della potenzialità oraria di circa 110.000 dm2. Il nuovo impianto di depurazione è comunque già dimensionato per trattare anche gli scarichi della nuova linea, semplicemente potenziando la sola sezione di evaporazione.


Nella successiva figura 2 è confrontata la linea "Carri" esistente al momento del sopralluogo e la stessa dopo modifica. Le vasche di nuova installazione sono evidenziate in giallo.

Figura2